In questo giorno dedicato a Dante Alighieri mi vengono alla mente, fra tanti, due versi che forse casualmente aprono e chiudono la Divina Commedia: uno è all’inizio nel primo canto dell’Inferno dantesco, l’altro è nell’ultimo verso del Paradiso dell’opera di Dante Alighieri.
Il primo recita, riferito allegoricamente all’avidità, e alla cupidigia insaziabile nel genere umano “… e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ‘l pasto ha più fame che pria”.
Il secondo recita: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Fra le due frasi, che fanno parte dei contrastanti sentimenti della natura umana, in questo giorno scelgo la seconda e, fra tanti altri autori possibili, associo il verso di Dante alla frase di Giordano Bruno “C’è un’unica forza che unisce infiniti mondi e li rende vivi, l’Amore…”
Ma altrettanto non posso omettere chi sta storicamente fra i due personaggi quando declama “Amor onni cosa vince”: Leonardo da Vinci.
Non voglio pensare ad un amore sdolcinato, melenso ma a quella forza universale meglio nota come “forza debole” o quanto comunque favorisce l’unione, anche di opposti, e non la legge della “divisione”. Erano questi i riferimenti di valore e verità universale, ancora da trovare, a cui facevano riferimento Dante, Leonardo e Bruno?
Nel dubbio rimando a chi, nel suo percorso di vita ha saputo trasformare l’odio e la rabbia in amore: Giovanni Papini, autore di DANTE VIVO!

In omaggio a Dante, inteso e reso “attuale” da Papini e a alla riflessione che induce quell’autore sull’Amore e sull’Anima, dedico la mia opera in questo giorno celebrativo, ma vivo, al pensiero di Giovanni Papini autore di “DANTE VIVO”, quando scrive:
«Ero spinto misteriosamente a fare qualcosa per gli uomini, per tutti. Mi sembrava di aver già promesso e che fosse giunta l’ora improrogabile di mantenere. Avevo distrutto: dovevo ricostruire. Avevo odiato gli uomini, dovevo amarli, sacrificarmi per loro, renderli simili a Dei. Altrimenti a che pro essere venuto sulla terra? A che fine aver rinnegato crudamente il passato? Il sapere solo non mi bastava più: volevo agire. Uccidere, recidere, estirpare tutto quel che c’era ancora di sottoumano nell’uomo per renderlo sovraumano – non più uomo. Avvicinarlo a Dio, farne divinità vera, innumerevolmente vivente nello spirito e per lo spirito.
Qual è la parte più alta, più nobile e pura dell’uomo? L’ANIMA.
Volendo agire sull’uomo in senso innalzante bisognava agire sull’anima. Soltanto nella direzione spirituale è possibile sperare in un cambiamento radicale di rotta, in un rivolgimento totale degli esseri e dei valori. Se qualcosa di nuovo e di grande uscirà nella vita dell’uomo, uscirà dallo spirito; se vogliamo perfezionare l’uomo bisogna render perfetto lo spirito. Tutti i valori sono in lui, e tutte le ragioni della vita esterna e tutti i motivi degli atti. Se egli cambiasse ad un tratto, tutta la vita cambierebbe. Tutte le questioni – nazionali, sociali, morali – sono, in fondo, nient’altro che questioni d’anima, questioni spirituali. Mutando l’interno si muta l’esterno; rinnovando l’anima si rinnova il mondo».
Oreste Ruggiero