SALA I
Il piano terreno di Villa Bellio-Baronti-Pezzatini — sede espositiva e culturale del Centro Leo-Lev — ospita la mostra Accademia di Leonardo. Omaggio a Carlo Pedretti di Oreste Ruggiero.
Un’esposizione dedicata all’Accademia che Leonardo da Vinci — durante il suo primo soggiorno lombardo (1482-1499) — aveva istituito a Milano, emulando quella neoplatonica patrocinata da Lorenzo de’ Medici a Firenze per gli umanisti e filosofi adunati attorno a Marsilio Ficino. Ben più di una semplice scuola o bottega, oltre ad essere un momento di condivisione di principi artistici, era un cenacolo con una sua dimensione filosofica e intellettuale di portata europea. Parte di una sua sottesa quanto complessa linea programmatica si può avvertire nel concetto di ordine e fantasia espresso dai nodi vinciani, sei incisioni in rame dette appunto dell’Achademia Leonardi Vinci. Si tratta di una variazione sul tema di una linea che nello spazio di un cerchio s’avvolge in una sua successione di nodi senza soluzione di continuità. Nell’Accademia di Leonardo, giovani allievi come Ambrogio de Predis, Boltraffio, Marco d’Oggiono, Salai, Giampietrino e Francesco Melzi si confrontavano con il Maestro, guardavano i suoi disegni, e forse anche i suoi manoscritti, ascoltavano i precetti di pittura che Leonardo condivideva con loro — gli stessi che poi il Melzi avrebbe trascritto nel Libro di pittura — e disegnavano a lume di candela.
E così le opere di Oreste Ruggiero esplorano il tema di Baccio Bandinelli, il primo a fondare a Roma, nei giardini di Belvedere con la protezione di papa Clemente VII, negli anni Trenta del Cinquecento, un’accademia per giovani artisti in cui riuniva appunto i giovani talenti che volevano imparare a dipingere e scolpire, ma anche accrescere la cultura letteraria. Il Maestro fiorentino riteneva che l’artista doveva affrancarsi da quella che era ancora la soggezione sociale alle arti meccaniche, quindi alla condizione di artigiani, per aspirare invece ad una e vera e propria classe intellettuale.
Un’idea molto simile all’Achademia Leonardi Vinci a Milano e ad essa ispirata. La originalità dei due artisti toscani, infatti, sta nell’aver riproposto, dopo quella neoplatonica dei Medici, l’idea di “Accademia” dove il Maestro è un “regista”, una guida artistica-filosofica per l’allievo nello svolgimento di ogni singola opera: un ruolo capace di promuovere lo status sociale dell’artista, svincolato ormai dalle corporazioni di origine medioevale, conferendogli così anche dignità intellettuale.
Nei lavori di grandi dimensioni firmati Ruggiero vengono quindi reinterpretate in digital art l’incisione a bulino di Agostino Veneziano e quella successiva di Enea Vico, aventi entrambe come soggetto l’Accademia di Baccio Bandinelli. Lo scultore — famoso per i suoi disegni della figura umana — è raffigurato circondato dai suoi adepti che lavorano a lume di candela, immersi in un’attività febbrile e assorta.
E’ facile immaginare una scena come quella illustrata da un’incisione a bulino di Agostino Veneziano, su disegno di Baccio Bandinelli, uno dei più tardi seguaci di Leonardo, o quella ancor più articolata incisa da Enea Vico, ancora su disegno del Bandinelli, in cui oltre al Maestro con i discepoli raccolti intorno ad un tavolo da lavoro si nota, sulla sinistra, altri allievi intenti a disegnare o riflettere davanti al camino acceso, mentre in primo piano, lungo tutta la scena, campeggia una serie di sculture e parti anatomiche da studiare disegnando.
Con altre due opere originali, infine, Oreste Ruggiero concepisce in chiave contemporanea un’attuale Accademia costituita da storici dell’arte, artisti, studiosi che omaggiano la figura del professor Carlo Pedretti, uno dei maggiori esperti della vita e delle opere di Leonardo da Vinci. I protagonisti, accolti nell’intimità della “Stanza del camino” di Villa Bellio-Baronti-Pezzatini (sede del Centro Espositivo Leo-Lev) che Pedretti amava tantissimo, sono concentrati sul loro lavoro … ed ogni elemento del passato, presenti nelle incisioni di Agostino Veneziano ed Enea Vico, diventano elementi del tempo attuale, con un confronto o meglio dire “citazione-omaggio” a quella che è stata forse l’ultima accademia: quella di Frank Lloyd Wright per la divulgazione della filosofia dell’architettura organica.