INTERNATIONAL MUSEUM DAY 2020

Comunicazioni   |   18/05/2020

e Omaggio al Direttore Franco Filippelli.

Introduzione di Oreste Ruggiero, interventi di Mikhail Piotrovsky, Francesco Tagliente, Cesara e Cesare Buonamici, Giorgia Muratori, Oreste Giurlani …

Il giorno 18 MAGGIO ricorre, ormai dal 1977, l’INTERNATIONAL MUSEUM DAY 2020 promosso da ICOM e per questa edizione il tema è Musei per l’eguaglianza: diversità e inclusione. E’ un tema (sviluppato in una giornata di studio composta da cinque sessioni) che riconduce all’interazione fra diversità. Il Centro Leo-Lev di Vinci rende omaggio a questo tema con l’immagine simbolica della Piazza Carlo Pedretti che evoca l’affresco della Sala delle Asse di Leonardo da Vinci  predisposta ad accogliere, nel Castello Sforzesco di Milano, l’incontro fra rappresentanti di varie nazioni, religioni e culture.

Con l’occasione il Centro espositivo Leo-Lev intende rendere omaggio al neo Direttore dei Musei Nazionali di Palazzo Mansi e Villa Guinigi di Lucca, architetto Franco Filippelli, recentemente e prematuramente scomparso, che nell’occasione della Mostra dell’Angelo Annunciante di San Gennaro, di cui è stato un protagonista (è sua la firma di Reggente alla Soprintendenza di Lucca per l’autorizzazione al restauro) ha onorato assieme ad altri, con la sua presenza, quella piazza e il Centro espositivo su cui prospetta.

Si dice che “Importante è cosa uno è stato, cosa è, ma ancora di più cosa intende essere…”; Franco Filippelli per la gestione dei Musei Nazionali di Lucca aveva maturato propositi e progetti che comprendevano rapporti stretti col Territorio e con i vari Enti. In quei progetti era in prima fila l’internazionalità della storia di Lucca e pertanto proprio quella città ed i suoi musei avrebbero potuto essere simboli concreti del superamento delle differenze di lingua e cultura. La gentilezza, la tolleranza e sensibilità umana di Filippelli, più volte ricordata e in varie occasioni, avrebbe potuto esprimersi per colmare in parte quella povertà educativa che assieme ad altri fattori è foriera di disagio socio economico e ambientale. Non dimenticando mai di essere architetto, Franco Filippelli si prefiggeva di collocare idealmente ogni opera nel suo contesto architettonico per una lettura dell’arte, ma anche della storia dei luoghi e delle persone, e Lucca ne ha di storia da illustrare e raccontare…

Le persone che seguono questa breve, incompleta, ma soprattutto affettuosa introduzione, che la nobiliteranno con i loro interventi, e che ringrazio, costituiscono omaggio a questa giornata mondiale dei Musei, a Franco Filippelli e alle visioni che egli lascia comunque come eredità umana e culturale.

Oreste Ruggiero

Mikhail Piotrovsky, Direttore Generale Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo

Cari amici,

Oggi, in occasione della Giornata internazionale dei Musei, vorrei mandare il mio saluto al Presidente per le attività artistiche del Centro espositivo Leo-Lev di Vinci, l’architetto Oreste Ruggiero e a tutto lo staff del Centro, giovane Istituto d’arte dedicato alla memoria sacra di un grande Maestro e a quelle persone che conservano il suo ricordo.

Vorrei ricordare oggi con gratitudine il Direttore dei Musei di Lucca, Franco Filippelli, che ha sostenuto il nostro ambizioso progetto per  la promozione del Centro attraverso il restauro e l’esposizione dell’Angelo Annunciante di San Gennaro.

Tutto ciò era nei desideri e nei piani del defunto, e caro a tutti noi, Professore Carlo Pedretti, la cui persona era alle origini dei programmi del Centro, e venti anni fa ha attribuito la scultura dell’ Angelo Annunciante ed ispirato suggerimenti per il restauro.

Carlo Pedretti e Oreste Ruggiero sono amici di vecchia data dell’Ermitage Statale. Il nostro Museo e il Centro Leo-Lev sono collegati con piani comuni e una missione comune per far tornare alla vita e alle persone l’alta arte.

Lo abbiamo sempre fatto e lo faremo, nonostante le difficoltà che hanno colpito negli ultimi mesi l’Italia e la Russia.

Anche l’arte è una cura per la pandemia.

Con i miei sinceri saluti,

Mikhail Piotrovsky

Francesco Tagliente, già Questore di Firenze, Roma e Prefetto di Pisa. Socio onorario degli Amici dei Musei e Monumenti Pisani e Delegato ai rapporti istituzionali dell’ANCRI

Aderisco volentieri all’iniziativa del Presidente delle Attività artistiche del Centro Espositivo Leo-Lev di Vinci, Architetto Oreste Ruggiero, di celebrare la Giornata internazionale dei musei 2020, rendendo omaggio a Franco Filippelli.

Per ricordarlo mi piace ripercorrere alcuni momenti importanti della sua vita al servizio dell’arte e della cultura. 

Penso al suo l’incarico come Soprintendente presso la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara, alla sua direzione dei Musei nazionali di Lucca, Palazzo Mansi e Villa Guinigi, e al suo ruolo al Polo Museale della Toscana. 

Ricordo gli incarichi, come funzionario, presso la Soprintendenza di Firenze, come responsabile del cantiere presso gli Arsenali Medicei di Pisa per l’esposizione del restauro di 11 navi romane tornate alla luce alla fine degli anni Novanta.

Oltre a quello di servitore del “mondo dell’arte e della cultura” ricordo il suo modo di essere un architetto – come interpretato da Oreste Ruggiero – che non si occupa di solo tecnica, ma assume il ruolo di antenna ricettiva degli umori, dei cambiamenti, dei sentimenti e delle necessità dell’uomo di prefigurare il futuro.

E, prefigurando il futuro, è stato un elemento basilare per il Centro Leo-Lev, in virtù del suo ruolo di Soprintendente Reggente pro tempore, per il restauro dell’Arcangelo Annunciante della Pieve di San Gennaro e per l’esposizione, di cui è stato fra i protagonisti all’inaugurazione, presso il Centro di Vinci.

Il Centro espositivo e polifunzionale che ospita ancora quella scultura in terracotta policroma dell’Arcangelo Annunciante di San Gennaro in Lucchesia, attribuita alla Scuola del Verrocchio e a Leonardo da Vinci, restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e gli Skyline – Le Città di Leonardo, realizzati da Oreste Ruggiero e dedicati ai luoghi che hanno accompagnato il percorso di vita del genio di Vinci. 

Parlo delle Opere realizzate da Oreste Ruggiero: Firenze Skyline sulla parete della sala Convegni della Questura nello storico Palazzo Bonifazio; Roma Skyline nella Sala conferenze al primo piano del Palazzo San Vitale, sede della Questura di Roma e, con il coinvolgimento degli Amici dei Musei e Monumenti Pisani, Pisa Skyline, nel Palazzo Medici sede della Prefettura di Pisa.

La mattina del 16 marzo, se non fosse stato impedito dall’emergenza pandemica, quella mostra a Vinci sarebbe stata visitata da un folto gruppo di soci dell’Associazione Nazionale insigniti dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (ANCRI), guidati dal presidente Tommaso Bove, e degli Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani, guidati dal presidente Piera Orvietani.

Quella cerimonia ci avrebbe dato l’opportunità di ricordare, tutti insieme, il compianto benemerito della cultura e dell’arte Franco Filippelli.

Auguriamoci di poterlo ancora fare prossimamente. 

Francesco Tagliente

Giorgia Muratori, Segretario Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Toscana

L’improvvisa scomparsa dell’architetto Franco Filippelli ha lasciato in tutti un profondo vuoto, anche perchè ha continuato a svolgere la sua attività fino alla fine, mantenendo il dinamismo e l’energia di sempre.

Nella sua carriera all’interno del MiBACT ha ricoperto incarichi diversi tra loro e  prestigiosi, tutti vissuti con impegno e dedizione: funzionario di zona, Responsabile Unico del procedimento (basti citare ad esempio il Museo delle Navi di Pisa), reggente della Soprintendenza di Lucca per un breve periodo, ed infine Direttore dei Musei Nazionali di Lucca all’interno della Direzione Regionale Musei Toscana.

Nella sua attività, oltre ad aver dimostrato competenza e professionalità, ha sempre manifestato le sue particolari qualità umane di  disponibilità, generosità e correttezza. Anche di fronte alle più importanti responsabilità, ha abbinato alla sua spiccata concretezza nella soluzione dei problemi, una certa riservatezza e discrezione, nel profondo rispetto degli altri.

Il ricordo dell’arch. Filippelli è quello di un  funzionario dello Stato  che con grande dedizione ha contribuito alla valorizzazione dei beni culturali nell’ambito del territorio toscano, facendo della propria passione per il lavoro una vera e propria missione di vita.

Giorgia Muratori

                     

Cesara Buonamici, giornalista Cesare Buonamici, imprenditore

La moderna visione dei Musei è mutata, non sono più dei prestigiosi depositi di opere magnifiche, ma luoghi nei quali non solo si racconta la cultura ma la si crea e la si connette con tutto ciò che gli sta intorno.

Un Museo è un corpo vivo che si muove e cresce nell’interesse della collettività. E tutto questo lo aveva intuito e praticamente progettato l’amico architetto Franco Filippelli, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto.

Franco, forte della sua cultura e degli studi in architettura, aveva come obiettivo di mettere in relazione l’arte, i suoi contenitori, i suoi fruitori e il suo territorio affinché il Museo potesse avere una dimensione non solo più vasta, ma sentita come propria da parte di tutti i cittadini.

E tutto questo lo si comprendeva ogni volta che si aveva la fortuna di ascoltarlo mentre con gentilezza e passione raccontava i suoi propositi.

Ci addolora profondamente aver perso un amico e l’architetto illuminato che con la sua visione ha reso godibile l’arte.

Cesara e Cesare Buonamici

Ilaria Boncompagni, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca e Massa Carrara

Sembra ancora incredibile! La notizia della morte di Franco ci ha colpiti tutti al cuore. E’ stata una tragedia assolutamente improvvisa e inaspettata. Aveva sempre un sorriso da regalare, una battuta …

La sua assoluta disponibilità  verso gli altri è ciò che mi colpì fin dal primo incontro. Ho avuto poco tempo per approfondire la conoscenza con Franco, ma le conversazioni con lui erano sempre molto vivaci e ri-creative. Un professionista appassionato e consapevole, la cui esperienza dissipava dubbi e trasmetteva grande energia  sia che si trattasse di affari importanti sia di sciocchezze passeggere …  ed era ovvio dirgli: “ Franco,  mi sembra di conoscerti da sempre!!!”

 Ilaria Boncompagni

Oreste Giurlani, Sindaco di Pescia

In occasione dell’International Museum Day ricordo con grande piacere e molta commozione un concittadino illustre, l’Architetto Franco Filippelli, prematuramente scomparso da poco tempo. 

La profonda cultura e il senso della storia e della sua conservazione, unita all’esigenza di una sua massima  diffusione, perché diventi elemento di conoscenza e quindi di crescita, sono stati i principi fondanti della sua azione professionale e culturale che lo hanno portato a ricoprire con grande successo incarichi prestigiosi.

Il suo spessore umano e una rigorosa interpretazione della sua missione di divulgazione, lo rendono una delle migliori testimonianze del titolo scelto quest’anno per celebrare la giornata: “ Musei per l’uguaglianza, diversità e inclusione”. Per lui, raffinato intellettuale e preparato Direttore, la cultura è fattore di crescita sociale, morale e etica. 

Pescia ricorderà sempre uno dei suoi figli più illuminati, ma non per questo distanti dalle problematiche di tutti i giorni anche dei settori meno fortunati della comunità. 

                                                                                                                                       Oreste Giurlani

Don Cyprien Mwiseneza, Parroco di San Gennaro

Franco, ARCHITETTO, di nome e di fatto, Reggente della Sovrintendenza per le Province di Lucca e Massa Carrara .

In occasione della sottoscrizione del 28 settembre 2018 per la convenzione relativa al prestito e al finanziamento per il restauro dell’ANGELO Annunziante  di san Gennaro  affidato all’Opificio delle Pietre Dure di  Firenze, ho percepito immediatamente  Franco Filippelli come un amico di vecchia data, un  uomo  buono, onesto, dedito alla famiglia  ed al lavoro con indubbie  competenze professionali . Caro Franco, vidi in te un uomo di fede e di amore. Conservo davvero nel mio cuore un ottimo ricordo di  te  e  tu mi hai lasciato indelebilmente tracce delle tue grandi virtù umane e cristiane. 

Nel ringraziarti  e nel ricordarti  perennemente,   voglio  renderti omaggio con le parole del libro della Sapienza: ” Le Anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento  le toccherà” (Sap 3, 1).

    Don Cipriano

Laura Speranza, Direttore Settori di Restauro (Bronzi e Armi Antiche, Materiali Ceramici, Plastici e Vitrei) – Opificio delle Pietre Dure

Non conoscevo bene Franco, ma la sua presenza nel progetto per il restauro dell’Angelo di San Gennaro in Lucchesia è stata fondamentale.

Ricorderò per sempre il suo volto felice il giorno della gremita inaugurazione della mostra “Se fosse un angelo di Leonardo… “ al centro LEO-LEV di Vinci. 

Era veramente contento che il progetto fosse andato in porto e stesse avendo tutto quel risalto.

In quell’occasione mi presentò il piccolo figlio che aveva voluto chiamare proprio LEONARDO…

Laura Speranza

Valerio Tesi, architetto, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, Patrimonio architettonico

In ricordo di un amico

Con Franco ci siamo conosciuti molti anni fa, entrambi appena laureati. Lui era già un esperto funzionario tecnico all’Ufficio Progettazione del Comune di Pescia e nonostante i molti impegni collaborava con il corso di restauro dei monumenti, con una passione per lo studio e per la cultura della conservazione che lo portava a dedicarsi, dopo la giornata lavorativa a Pescia, all’attività didattica presso la Facoltà di Architettura di Firenze.

Lui era più grande di me, più esperto e confidente nell’attività professionale, ma da subito aperto a una sincera amicizia, fondata sul rispetto e sulla stima reciproca, che si è protratta immutata negli anni.

Quando sono arrivato alla Soprintendenza di Firenze, mi è stata assegnata la responsabilità del territorio della provincia di Pistoia, e con Franco abbiamo cominciato a lavorare insieme.  Mi accompagnava nelle mie prime ricognizioni nel territorio pesciatino e mi guidava con generosa amicizia e con appassionato orgoglio per la sue radici alla scoperta del ‘museo diffuso’ della sua Pescia, del Montalbano e della Valdinievole. Salivamo nella Svizzera pesciatina, mi faceva scoprire le ‘dieci castella della Valleriana’, insieme completammo il restauro della pieve di Castelvecchio, e spesso le lunghe mattinate si concludevano alla generosa tavola dei suoi familiari.

Molti dei monumenti di cui andavamo insieme a verificare le condizioni e i problemi di conservazione divenivano proposte di temi per esami di restauro o per tesi di laurea, come è stato per la Pieve di San Quirico o per la fortezza di Serravalle, e anche proposte di intervento diretto, quando l’amministrazione dei beni culturali era ancora in grado di partecipare attivamente alla conservazione del diffuso patrimonio culturale del nostro territorio.

La sua profonda passione per il restauro dei monumenti lo spinse nel 2007 a passare dall’amministrazione comunale di Pescia alla Soprintendenza di Firenze, entrambi felici di ritrovarci ora colleghi nello stesso ufficio, anzi condividendo insieme la responsabilità del territorio pistoiese. Nel suo nuovo ruolo Franco ebbe modo di dispiegare le sue solide competenze tecniche e culturali, come nel restauro della facciata della Cattedrale di Pescia o dell’Oratorio di Sant’Allucio a Uzzano. E mentre crescevano i suoi compiti all’interno della Soprintendenza, arrivando ad assumere la responsabilità del territorio di Fiesole, allargava il suo operato collaborando al restauro della Pieve di Sant’Ippolito a Galciana e a Firenze del chiostro e del campanile della Badia Fiorentina, di Palazzo Mozzi Bardini e infine della facciata della Badia Fiesolana, quest’ultimo tuttora in corso.

La sua preparazione, la sua capacità e la sua equilibrata misura nel difficile esercizio della tutela del patrimonio culturale lo hanno portato ad assumere la reggenza della Soprintendenza di Lucca, ruolo svolto con la sua innata, sincera discrezione.

Mi torna in mente la sua ridente soddisfazione, in una afosa domenica dello scorso luglio, per l’inaugurazione del Museo delle navi romane, a Pisa, che lo aveva visto guidare con capacità ed efficienza la conclusione della lunga vicenda realizzativa del museo. In quel caldo pomeriggio parlammo a lungo dei nuovi impegni che lo attendevano, ora chiamato alla guida dei Musei nazionali di Lucca e al restauro del Palazzo Ducale e della Manifattura Tabacchi, sempre a Lucca, e delle prospettive di nuove occasioni di collaborazione, in una costante, immutata amicizia.

Come accade tra amici veri, con Franco ci confidavamo i nostri obiettivi, le soddisfazioni nel lavoro e le non poche difficoltà che ci sembravano solo aumentare nel mutare dei riferimenti organizzativi, ma entrambi confidando che l’amicizia ci avrebbe aiutato ad affrontare meglio e con leggerezza le inevitabili avversità nel lavoro. 

Ora, non sarà facile proseguire in questa stagione così difficile senza poter contare sulla sicura e confidente vicinanza di Franco. Ma restano il suo esempio e la sua lezione: il suo silenzio, la sua discrezione, il suo accennato sorriso sempre presente sul suo volto (quanto deve essergli stato faticoso!), il suo profondo ed esplicito radicamento negli affetti familiari, e la passione per il suo mestiere di architetto.

Valerio Tesi

Circolo Culturale Undici, Presidente Massimo Parlanti

Anche noi del Circolo Culturale UNDICI di Pieve a Nievole eravamo presenti, il 5 ottobre 2019, all’inaugurazione del Centro Leo-Lev di Vinci in occasione della mostra dell’Angelo Annunciante di San Gennaro, e abbiamo conosciuto l’Architetto Franco Filippelli.

L’Architetto già funzionario presso la Soprintendenza di Firenze, passato poi alla Soprintendenza di Lucca, aveva contribuito in maniera determinante al restauro dell’Angelo Annunciante della Pieve di San Gennaro. Nella sua nuova veste, poi, di Direttore dei Musei Nazionali di Lucca, Palazzo Mansi e Villa Guinigi, potevamo avere, come Circolo Culturale UNDICI, l’occasione di altri incontri e visite culturali nella splendida città di Lucca. 

Purtroppo la prematura scomparsa dell’Architetto Filippelli ha vanificato questa nostra aspettativa.

Massimo Parlanti

Renate Di Giorgio, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

L’Architetto Franco Filippelli era una persona generosa, disponibile e positiva, che credeva nella possibilità di un miglioramento sociale, ambientale, culturale.

E le azioni da lui svolte come funzionario pubblico sono un esempio per tutti coloro che hanno a cuore i principi di passione per la materia in coesione e collaborazione.

 Renate Di Giorgio

Ilaria Gigliosi, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

E’ per me un grande piacere e onore avere l’occasione di ricordare Franco.

Punto di riferimento umano e professionale che mi ha accompagnato con grande altruismo; Professionista serio, scrupoloso e appassionato con cui ho avuto il piacere di scambiare opinioni e sapere; Amico il cui ricordo è e sarà di grande compagnia e sollievo. 

Una Persona che porterò per sempre nel mio cuore.

    Ilaria Gigliosi

Donatella Duccini, architetto

Mi accomuna all’Architetto Franco Filippelli, di cui non riesco e non voglio parlare al passato, una intensa e profonda amicizia di tutta una vita e non è facile per me decidere cosa mettere per scritto in suo ricordo, delle nostre lunghe chiacchierate sulla tutela dei beni culturali, sulla nostra possibilità, come architetti, di proteggere, valorizzare e far conoscere tali beni al mondo.

E’ sempre stato per me un momento di arricchimento parlare con Franco di queste tematiche, mi ha sempre fatto sentire di avere scelto la professione “migliore del mondo” e ricorderò sempre la sua etica professionale, il suo essere Architetto fino in fondo e con tutto se stesso.

Purtroppo ho potuto condividere poco la sua esperienza di Direttore dei Musei Nazionali di Lucca, a causa di impegni di lavoro e di vita che ci hanno tenuti distanti nei mesi che hanno preceduto la sua prematura scomparsa, ma ricordo con piacere l’ultima esperienza che abbiamo vissuto insieme in relazione ai musei, quando partecipando il 3 e il 4 ottobre 2019 al LuBeC 2019 – Cantiere Cultura, un importante appuntamento per la gestione e la valorizzazione dei beni culturali che si tiene da anni nella splendida sede del Real Collegio a Lucca, mi ha messo a conoscenza del suo contributo, all’interno della sez. “CreaTech 2019”.  

Il “Createch Open Lab 2019” è stata una due giorni di laboratorio sull’impiego delle tecniche di “gamification” per la valorizzazione del patrimonio culturale, che ha messo a disposizione dei partecipanti un network di “eccellenze” su cui sono stati sviluppati dei “project work”. Ogni “project work” aveva come risultato un prodotto o servizio dedicato ad un luogo pilota, da sviluppare in team con i suoi rappresentanti.

Franco Filippelli  ha focalizzato il suo intervento ovviamente su i “suoi” Musei Nazionali di Lucca, mettendone alla luce i problemi, come la scarsa affluenza, la distanza tra le due strutture museali anche se dello stesso complesso ed il design obsoleto, ma ne ha ipotizzato nuove funzioni attraverso l’applicativo che il laboratorio ipotizzava, con cui si prevede un “applicativo digitale interattivo immersivo, la modalità detective con puzzle-game e Arcade, un interazione con il personale museale e un interazione con ambiente museale e cittadino”. Ha poi ipotizzato la sostenibilità  per lo sviluppo e la promozione dei musei, tramite finanziamento Artbonus ed entrate derivate dall’incremento affluenza ed ha persino “trovato” due piacevolissime mascotte.

Questo progetto che in pochi, ma mirati e studiati passaggi, ha come fine la valorizzazione ed il “passaggio al futuro” dei, permettetemi di riscriverlo ancora una volta, “suoi Musei”, ci racconta tanto della visione che l’Architetto Franco Filippelli ha della gestione e vita di un museo.

Mi auguro di cuore che i suoi successori sappiano far tesoro di questa visione e la portino avanti, facendo sì che il progetto a cui Franco ha dedicato con forza e passione gli ultimi mesi del suo cammino tra noi diventino un patrimonio di tutti, come lui ha fortemente voluto.

 Donatella Duccini

Stefano Veloci, architetto, già funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

“Mi dicono che la lingua e i piedi mi si spiccicarono prestissimo ma dopo una certa caduta fatta nell’undicesimo mese, non ci fu verso per più settimane di vedermi camminare da me.”

Questo é l’incipit de l’infanzia della Autobiografia di Giuseppe Giusti che leggemmo insieme, a due voci, io e Franco in un giorno, un sabato, del mese di maggio di qualche anno fa in occasione di una apertura straordinaria del Museo di Casa Giusti a Monsummano Terme.

Franco era venuto a trovarmi al museo accompagnando sua nipote Greta, una bambina con incredibili ricci rossi – Leonardo era ancora nel mondo della luna – e con il suo solito garbo mi riempì di complimenti per il mio impegno nella direzione del museo che avevo da poco assunto.

Gratificato, notai nei suoi occhi non solo la sincerità delle sue parole ma anche un interesse che andava oltre quelle che si possono considerare le “buone maniere”, un interesse per il luogo, per l’istituzione “museo” ; nei giorni successivi poi fu prodigo di consigli e indicazioni del tutto disinteressate ma profuse in quanto profondo conoscitore del suo territorio, la Valdinievole.

Negli anni successivi siamo sempre rimasti in contatto, non più compagni di stanza è vero, i nostri compiti professionali nella Soprintendenza e poi per me nel Polo Museale ci hanno separato fisicamente, ma la stima, l’amicizia e il rispetto, maturati in anni di frequentazione non hanno mai avuto bisogno di vicinanza costante; però non passava mai troppo tempo senza una telefonata, un incontro nel suo o nel mio ufficio per discutere di lavori di restauri o anche per un semplice saluto per aggiornarci sulla crescita o sugli studi dei rispettivi figli.

Quando ho saputo che Franco, dopo il suo passaggio al Polo Museale, era stato designato come Direttore del Musei Nazionali di Lucca mi sono ritornate alla mente le sue parole, il suo sguardo interessato durante quella sua vista, ormai lontana nel tempo, al Museo di Casa Giusti e ho pensato che quello era veramente l’incarico giusto per lui.

Questo mio pensiero è rimasto purtroppo sospeso, il tempo è stato avaro nei suoi confronti, ma sono sicuro che Franco avrebbe inciso positivamente anche in questa nuova avventura come ha sempre fatto nei suoi tanti lavori portati a termine con la sua solita bravura.

Stefano Veloci

Bruno Angelici, architetto

Scrivere oggi qualche pensiero su Franco Filippelli, un collega scomparso da poco non è facile, perché si pensa subito alla professione, alle sue capacità di architetto, alla sua passione per la professione e dei suoi vari ruoli che erano il suo scopo di vita.

Io ho conosciuto Franco tanti anni addietro in Soprintendenza a Firenze e ho trovato una persona che sapeva ascoltare e collaborare in un modo gentile ed intelligente. Si parlava dei progetti, della loro funzionalità e memoria storica da evidenziare, prima di condizionarsi alle norme di legge, quando venivi via ti rendevi conto che le sue osservazioni erano dei suggerimenti da maestro, oltre che giuste.

Penso che tutti quelli che lo hanno conosciuto e frequentato diranno solo cose positive. Io mi sento orgoglioso perché nel tempo siamo diventati amici, ci si sentiva spesso e non solo per lavoro. La sua personalità e il suo modo di parlare, il suono della sua voce mi sono rimasti dentro. Mi manca tanto l’amico Franco, le nostre chiacchierate, i suoi sorrisi non li scorderò mai.

Scusate se lascio agli altri la descrizione di tutto quello che ha dato e fatto a livello di professionista, io quando penso a Franco mi rattristo perché ho perso un grande amico.

Ciao Franco dal tuo amico Bruno

Bruno Angelici

Giorgio Elio Pappagallo, architetto, già direttore dell’Ufficio di Direzione dei lavori “Cantiere Nuovi Uffizi” – Firenze BAP – Soprintendenza

Sobrietà, misura, riservatezza, qualità che non passavano inosservate tra quanti conoscevano l’amico Franco Filippelli. A momenti però quei caratteri pareva non riuscissero a contenere una carica di emozioni e di passioni sorprendenti. Fù così quando mi rivelò l’emozione di diventare padre. Quante volte, da allora, il volto e le parole tradirono apprensione e amore per il piccolo Leonardo. Questa dimensione umana, rivelata in maniera schietta e semplice, finì per saldare sempre più tra di noi un rapporto di fiducia e di sincera collaborazione. 

Non mancarono le riprove e furono tutte occasioni per scoprire quanto stretto fosse il rapporto di Franco con il territorio d’origine (Pesciatino) e quanta importanza desse alla capacità di vedere la correlazione tra architettura e memoria dei luoghi con tutto l’universo delle regole e dei costumi ad essi relativi. Ricordo ancora una mia visita alla città di Pescia, in cui l’amico Franco discorrendo sulla struttura formale di un monumento (san Francesco) mise lucidamente in evidenza i segni d’alterazione lasciati da vecchi interventi e come questi fossero capaci di influenzare i processi della visione, di sottrarre indizi indispensabili per capire la genesi formale di un’opera antica o comunque di sconvolgerne le condizioni per una corretta valutazione critica. Una sensibilità acutissima di cogliere sempre il significato contestuale di un opera, inteso come l’insieme dei caratteri identitari dell’ambiente culturale e sociale che in essa si esprimono. 

C’era dunque sotto quelle osservazioni la consapevolezza di quanto sia ancora necessaria oggi la facoltà di critica e di giudizio; tanto più in un’epoca in cui l’interesse del publico è rivolto non tanto ai “monumenti dell’arte” ma come diceva Dorfles ai monumenti della tecnologia, della meccanica, dell’industria”, e che per questo rischia di produrre un’architettura atopica, decontestualizzata, portatrice di un codice universale che non può essere che quello della scienza e della tecnica. Credo che Franco avesse ben compreso, davanti al mondo globalizzato delle immagini e dell’industria, il disorientamento che si prova a percepire correttamente le opere del passato e forse avrebbe condiviso con me le parole di R. Barthes: “Ciò che caratterizza le società cosiddette avanzate, è che oggi tali società consumano immagini e non più, come quelle del passato, credenze; esse sono dunque più liberali, meno fanatiche, ma anche più “false” (meno autentiche) – cosa che, nella coscienza comune, noi traduciamo con l’ammissione di un’impressione di noia nauseante, come se, universalizzandosi, l’immagine producesse un mondo senza differenze (indifferente), da cui può quindi levarsi qui e là solo il grido 1 di anarchismi, marginalismi e individualismi […]”.

1 R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, pag. 118, Piccola Biblioteca Einaudi

 Giorgio Elio Pappagallo

Antonio De Crescenzo, già Direttore Amministrativo Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

E’ stato un vero onore per me conoscere Franco Filippelli. L’occasione di questa conoscenza l’ho avuta in quanto per diversi anni sono stato ad amministrare la Soprintendenza di Firenze in qualità di Direttore Amministrativo. Questo ruolo per certi versi mi ha permesso di conoscere i colleghi in misura più approfondita sia sotto il profilo professionale che personale. Infatti il mio ruolo è stato quello di guidare le varie professionalità a raggiungere, tramite le norme giuridiche-amministrative, gli obiettivi relativi  alla promozione, valorizzazione e la tutela dei beni culturali.

Franco è sicuramente tra i colleghi conosciuti e frequentati colui che maggiormente ha sempre evidenziato garbo e rispetto nei confronti di tutti i colleghi e superiori. La sua innata sensibilità, la sua educazione lo portavano ad essere ben voluto da tutti.

Ricordo ancora quando veniva a salutarmi in ufficio e qualche volta mi portava il suo piccolo Leonardo. Non esagero se dico che Leonardo rappresentava la luce dei suoi occhi. Ogni occasione era quella buona per raccontare del suo piccolo grande Leonardo.

Io ormai sono in quiescenza già da alcuni anni ma fino a quando lui è stato tra di noi ci siamo frequentati. È stato sempre un uomo molto riservato e per questo suo modo di essere non mi ha mai dato la possibilità di capire la gravità del suo male. È un rammarico che mi porto dentro perché avrei voluto essere più presente. Fino a pochi giorni prima della sua morte ci siamo sentiti ma senza dirmi che era addirittura in ospedale.

Per quanto riguarda l’aspetto professionale sicuramente Franco è  stato non solo un ottimo architetto ma anche uomo di grande cultura. La sua alta preparazione abbinata alla sua grande sensibilità umana lo hanno portato ad essere  vicino a tutti gli utenti sempre con la stessa gentilezza, disponibilità, educazione e considerazione uguale per tutti. Capace sempre di trovare la giusta soluzione tecnica. In poche parole posso affermare senza ombra di dubbio che il mio amico e collega Franco è stata veramente una bella persona ed avere avuto l’occasione di conoscerlo è  per me motivo di onore e di orgoglio.

 Antonio De Crescenzo

Fiorella Facchinetti, architetto, già funzionario Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Firenze, Pistoia e Prato

È una gioia ricordare Franco Filippelli, ricordarlo come architetto, anche se, pensando a lui, penso istintivamente all’amico Franco. Quando entrò a ruolo nella nostra Soprintendenza fiorentina fu assegnato alla sezione che dirigevo, poco più di un anno prima che io andassi in pensione. Oltre ai cantieri di restauro svolgevo un ruolo ispettivo su un territorio vastissimo e quando arrivò Franco mi appoggia alla sua spalla, e fu un grande sollievo.

Averlo accanto significava condividere tutto il mio lavoro con una persona intelligente e capace dopo anni di pesante solitudine. I colleghi erano infatti a loro volta oberati di lavoro ed erano pochissime le occasioni di confronto. Io e Franco avremmo potuto dividerci il territorio di competenza; decidemmo invece di fare tutto insieme, convinti che quando me ne fossi andata lui avrebbe potuto continuare il mio lavoro con una continuità senza troppi traumi, con cognizione di causa. E così è stato, per un periodo purtroppo più breve del previsto.

Ma non fu solo per motivi pratici e organizzativi che continuammo per tanto tempo a lavorare insieme. Il lavoro era costruttivo e piacevole. Lui fu sempre molto generoso nei miei confronti, non fece mai alcun tentativo di   prevaricazione e sopportò con grande pazienza il mio carattere, certo non facile. La nostra collaborazione diventò in breve una bellissima amicizia. Ogni giorno, seduti a un tavolino riservato della ‘Casalinga’, consumando il nostro pranzo non proprio fugace, ci aprivamo a confidenze, ci raccontavamo sogni e delusioni, prodigandoci in consigli e suggerimenti. Poi si affrontava la faticosa salita verso Pitti e si tornava al lavoro. Nel primo periodo della nostra amicizia ricordo Franco pieno di ansie, con vuoti affettivi che lo invecchiavano e lo rendevano decisamente un po’ ‘grigio’. Anche una ancora confusa identità del suo ruolo nel nuovo lavoro poteva contribuire a questo stato d’animo. Ma arrivò la svolta. Il suo spirito, il suo umore, direi anche il suo aspetto fisico mutarono in modo repentino. Il ‘grigio’ lasciò il posto ad una nuova luce: Franco si era innamorato. In pochi anni vidi con gioia la vita del mio amico volgere tutta al positivo. Una famiglia piena di amore con un bellissimo bambino, una posizione professionale consolidata e sempre in evoluzione con nuovi incarichi all’orizzonte, tanti giusti riconoscimenti e poi, e poi la malattia. Difficile comprendere, difficile accettare.

Del suo lavoro di architetto ricordo volentieri la sensibilità con cui mi coinvolgeva quando ero ormai in pensione e lui dirigeva quelli che un tempo erano i miei cantieri.

Primo fra tutti la chiesa di S. Ippolito in Piazzanese a cui io ero particolarmente legata, per il quale la sua attività è stata determinante trovando giuste soluzioni con vera perizia. Il suo approccio era sempre caratterizzato dal rispetto dei progetti in parte già tracciati, coniugato con la sua capacità di integrarli e svilupparli.

Del suo ruolo di funzionario ricordo la sensibilità con cui sapeva ascoltare le esigenze degli utenti e l’equilibrio con cui trovava soluzioni rispettose della tutela del bello e dell’antico, senza mai sottrarsi al ruolo di esaminare tutte le problematiche con impegno.

Ha affrontato compiti anche gravosi, come la responsabilità del procedimento per il Museo delle Navi di Pisa , del quale spesso mi parlava , che ha affrontato con grande passione ed energia, nonostante l’avanzare della malattia.

Oggi è il momento del rimpianto dell’amico, ma anche dell’apprezzamento per il tecnico che ha prodigato sapienza e dedizione per la tutela del nostro patrimonio culturale.

Fiorella Facchinetti

Dario Cecchini, imprenditore

Franco Filippelli, una persona profondamente ispirata dall’amore per la Toscana, per la bellezza e per il buon vivere, oltre che essere stato il mio soprintendente, era anche un carissimo Amico con cui confidarmi e un grande Maestro da cui poter imparare, nel senso rinascimentale del termine.
Gli ho voluto bene, voglio bene alla sua memoria e alla sua famiglia.

Sarà sempre una fonte d’ispirazione e d’insegnamento.

Dario Cecchini

Rodolfo Albisani, architetto

Ho conosciuto Franco, mentre ero il responsabile del Servizio Urbanistica del Comune di San Piero a Sieve.

Fin da subito, in maniera del tutto spontanea e naturale è nato un rapporto di amicizia , del tipo di quella che ritengo più sincera. Pur essendo i nostri rapporti legati soprattutto e prevalentemente ai rispettivi ruoli  professionali , in tutti e due è sorta una reciproca simpatia e stima che è andata oltre il rapporto lavorativo, fino a diventare una vera e propria amicizia, nonostante la sporadicità dei nostri contatti. Ci vedevamo poco per tante ragioni purtroppo ,ed ora me ne rammarico; ma eravamo sempre presenti e ciascuno di noi sapeva di poter contare sull’ altro. 

Di Franco ho avuto modo di apprezzare la grande sensibilità, la  professionalità e la serenità ,con le quali affrontava il lavoro e la vita; sempre disponibile , pronto a collaborare e aiutare con riflessioni e consigli mirati e quasi sempre appropriati, attento a salvaguardare la sostanza e l’ importanza delle questioni, era un punto di riferimento importante per noi e per tanti altri. Una persona con la quale potevi parlare ed eri sicuro che ti ascoltava con partecipazione e rispetto, con grande umanità, un atteggiamento piuttosto raro in un funzionario pubblico.

Quante volte ci siamo trovati ad affrontare situazioni problematiche e particolari , che sembravano non avere soluzioni praticabili e poi risolverle con reciproca soddisfazione, grazie soprattutto alle sue intuizioni spesso semplici ma efficaci e mai banali, sempre nel rispetto assoluto e primario del Bene Culturale, qualunque questo fosse . Metteva a disposizione  la sua esperienza e conoscenza delle cose con grande signorilità e semplicità , non facendolo  mai pesare, un’ altra grande qualità questa. Era un vero piacere lavorare con lui. 

Ricordo la nascita di Leonardo e la gioia che Franco trasmetteva , il fatto di essere diventato padre lo aveva reso immensamente felice. La giornata del riconoscimento Unesco per il castello del Trebbio il 26 giugno 2013 dove Franco , assieme ad Alessandra e al piccolo Leonardo , presenziò alla consegna della Targa in rappresentanza del Mibac. Leonardo però fece i capricci , Franco e Alessandra , da genitori premurosi furono costretti ad andare via prima del tempo.

Avevamo dei progetti da fare assieme , come andare a mangiare i tortelli a Scarperia, visitare la stanza sotterranea in cui era stato nascosto Michelangelo, le navi antiche recentemente rinvenute a Pisa e tante altre cose ancora, ma il destino beffardo ci ha privato di questo, ho perso un vero amico.

Rodolfo Albisani

Laura Panzani e Valentina Musetti, Collaboratrici presso Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca e Massa Carrara

Ricordiamo il suo entusiasmo, la voglia di fare e rendersi utile, la dedizione al lavoro senza mai trascurare la famiglia, la luce nei suoi occhi quando parlava del suo piccolo grande Leonardo.

Laura Panzani e Valentina Musetti

RINGRAZIAMENTO del PRESIDENTE – CENTRO ESPOSITIVO LEO-LEV

In questa iniziativa dedicata all’INTERNATIONAL MUSEUM DAY  2020, che vede anche l’omaggio al Direttore museale Architetto Franco Filippelli, mi sono aperto ad un “rischio”: che gli interventi diventassero una sorta di commemorazione rituale, e questo non sarebbe piaciuto all’amico Franco Filippelli. 

Grazie ai vostri contributi questo momento è diventato un’espressione di sentimenti veri, profondi, talvolta commoventi.

E’ vero che nei confronti di Franco Filippelli, per tutti quanti lo hanno frequentato per poco o tanto tempo, questo atteggiamento era conseguente e spontaneo, e ben emerge dalle parole dei testi; ma, grazie al contributo di tutti (e Franco ne è tuttora ispiratore e artefice) quello che avete consentito è diventato un momento, non solo di grande umanità, quanto anche d’indirizzo culturale, di  progetto, di riflessione etica e intellettuale.

Franco è scomparso troppo presto e giovane per essere definito “maestro” come io ho considerati nell’architettura e nell’arte, parlandone tante volte con lui, Michelucci, Zevi e Carlo Pedretti a cui è intitolata la Piazza antistante il Centro Leo-Lev dove nello scorso ottobre virtualmente due miei amici, Carlo (che auspicava il restauro dell’Angelo Annunciante da lui attribuito a Leonardo) e Franco (che ha autorizzato il restauro) si sono incontrati. 

Ma attraverso le vostre parole e la sintesi delle vostre riflessioni oggi Franco Filippelli è diventato “maestro” di un messaggio di passione per l’arte, di gentilezza, di equilibrio e sobria disponibilità nei rapporti umani.

Insomma (e non è poco) quanto serve per un mondo diverso da quello ispirato dalla frenesia o dall’arroganza e che le persone che piacevano a Franco (semplici seppure di grande spessore, curiose e generose intellettualmente ma riflessive, disponibili, gentili…), potrebbero insieme, se non rendere felice, migliorare.

Quindi grazie a tutti voi geograficamente più vicini e al Professore Piotrovsky che da lontano ci ha inviato parole che infondono entusiasmo, e che avete reso possibile e nobilitato questa iniziativa, ma grazie a Franco Filippelli che ancora una volta ha fatto emergere in superficie, come avrebbe detto Leonardo, questi importanti “moti dell’anima”.

                                                                                                                                    Oreste Ruggiero

ALESSANDRA DESIDERI FILIPPELLI E LUCIANO FILIPPELLI RINGRAZIANO

Tutta la famiglia Filippelli, unitamente alla moglie Alessandra e al piccolo Leonardo, intende esprimere la più sentita riconoscenza a tutti coloro che hanno voluto ricordare il nostro caro Franco, architetto e direttore museale, nella ricorrenza dell’INTERNATIONAL MUSEUM DAY, e a tutti coloro che anche in futuro, vorranno aggiungere una propria testimonianza.

E’ stato emozionante constatare che così tante persone ricordano Franco Filippelli con affetto e stima sinceri.

La grande partecipazione ha dimostrato che Franco, non solo ha trasmesso amore, passione e dedizione verso il suo lavoro, ma soprattutto è riuscito a diffondere la sua competenza e la sua conoscenza, perché l’architettura e l’arte sono senza alcun dubbio un bene prezioso per la collettività.

Un ringraziamento particolare va al Presidente del Museo Leo-Lev di Vinci, l’architetto Oreste Ruggiero, che grazie alla sua iniziativa di dedicare la giornata internazionale dei musei a Franco, ha dato l’opportunità, accolta con grande e commovente partecipazione, da tutti coloro, colleghi e amici, che hanno voluto ricordare Franco per la sua professionalità e umanità.

Altro ringraziamento va al Direttore Generale del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, Mikhail Piotrovsky, per la gratitudine espressa nei confronti di Franco Filippelli nel suo ruolo di Soprintendete di Lucca e Massa Carrara per il restauro dell’Angelo Annunciante di San Gennaro, esposto tuttora al Centro di Vinci, così da ricordare ancora Franco e la sua passione e sensibilità per l’arte.

Ringraziare tutti per ciò che è stato scritto è doveroso, così come è stato altrettanto importante ricordare e vivere ancora una volta assieme a tutti voi, la presenza di Franco Filippelli, nella convinzione che da lassù, guardandoci serenamente, proteggerà tutti noi.

Ed in modo particolare il suo adorato Leonardo, luce dei suoi occhi, che già in tenera età dimostra una passione ed un attitudine particolare all’architettura ed all’arte.

Alessandra Desideri Filippelli e Luciano Filippelli

Marco Niccolai, Consigliere Regionale della Toscana

Ho avuto l’onore di conoscere Franco Filippelli ormai vari anni fa. Il nostro rapporto però si è accresciuto facendo il viaggio insieme ogni mattina per Firenze. Prendevamo entrambi il treno delle 7.10 da Pescia. In quei viaggi mi raccontava della sua grande soddisfazione di lavorare alla Sovrintendenza.

Faceva il suo lavoro con entusiasmo e questo traspariva dalle sue parole. Anni dopo, quando ho cambiato lavoro, l’ho visto all’opera come funzionario della Sovrintendenza nel Comune dove lavoravo. 

Le nostre strade si sono incrociate spesso ed io ne ho apprezzato più gli aspetti umani che professionali, alcuni dei quali ho scoperto appieno solo al momento della sua scomparsa. 

Franco ha fatto molto per la tutela del valore della bellezza come tratto identitario della nostra Regione.

Marco Niccolai 

Debora Filippelli, nipote di Franco Filippelli

“Sii umile per evitare l’orgoglio, ma vola alto per raggiungere la saggezza” (Sant’Agostino) … 

Lo zio Franco umile è sempre stato, ma anche molto affettuoso e disponibile verso chiunque avesse bisogno. Noi tutti della famiglia siamo cresciuti sotto la sua ala protettrice, con i suoi amorevoli consigli e anche con le sue sgridate, che nel tempo, non ha risparmiato a nessuno che le meritasse.

Lui credeva molto nella famiglia, nel calore della casa, dove spesso si rifugiava, anche solo per fare due parole in serenità. Ognuno di noi ricorda i suoi racconti sull’arte ed è stato da lui accompagnato a vedere qualche mostra importante, o qualche luogo che meritasse essere visto.

Tutti abbiamo sempre considerato molto interessante ogni suo racconto o spiegazione… e abbiamo qualcuno che sembra seguire la sua passione per l’arte.

“Quando nella vita perdi una persona cara è come se di un puzzle avessi perso un pezzo, unico e insostituibile (G. Donadei)… questo è lo zio Franco per NOI… ma siamo fermamente certi che continuerà a vivere nel cuore di tutti noi, in ogni sorriso di Leonardo e in ogni opera d’arte.

Lui è stato, e sarà sempre, il nostro ARCHITETTO del cuore!

Debora Filippelli

Anastasia Aleksandrova, Avvocato

Sono l’avv.Anastasia Aleksandrova e anche se purtroppo non ho potuto conoscere personalmente Franco a causa della sua malattia mi piacerebbe dedicargli alcune parole.

Ho avuto l’onore di conoscere il suo fratello Luciano e la famiglia di lui. Luciano mi parlava sempre del suo fratello e dei progetti a cui si dedicava Franco. Dovevamo incontrarci e presentarci, ma ahimè, non è stato possibile.

Nonostante il grande dolore che ha subito la famiglia Filippelli credo che Franco, pur non essendo presente fisicamente vivrà nei nostri cuori e nelle menti di ciascuno di noi per continuare quello a cui lui ha dedicato tutta la sua vita.

Ormai viviamo in un mondo troppo materialista, rincorriamo la ricchezza materiale dimenticandoci dei valori più importanti, quelli che non si possano comprare e in troppo pochi li trasmettiamo ai figli e ai figli dei nostri figli.

Credo che Franco è (non uso il passato perché lui è sempre presente) uno di quelle persone che ha dedicato tutta la sua vita e competenze professionali per salvare e migliorare nostro ricchissimo patrimonio culturale per poterlo lasciare alle generazioni future. Con grande affetto.

Anastasia Aleksandrova

Francesco Gurrieri, Architetto, già Professore all’Università degli Studi di Firenze e Membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.

Cari amici,

mi è difficile scrivere di Franco: questa volta ci ha spiazzati tutti: col suo silenzio, con la sua discrezione, col suo accennato sincero tollerante sorriso che sapeva accettare anche le tante incomprensioni umane.

Questa volta è dura per me: quasi inspiegabile come un Allievo possa andarsene prima di chi ha cercato di trasmettergli, dalla cattedra, quei frammenti disciplinari ed etici che concorrono a professare una scienza o un mestiere. Che poi è il “mestiere di vivere”: quel “mestiere di vivere” che prese il titolo di quel Diario di Cesare Pavese, degli ultimi anni della sua vita: un diario che fu il registro del suo colloquio interiore.

Non so se anche Franco, che di Pavese aveva la corporatura e il portamento, abbia lasciato un suo Diario, ma il suo modo di essere, il suo modo di rapportarsi alla vita era già un evidente diario dell’anima.

Prima di queste ultime feste era passato dallo studio per gli auguri, in via Romana, com’era consuetudine da anni. Commentammo insieme, in rapida sintesi, come ci permetteva ormai una confidente conoscenza umana, lo scenario del Paese, la continua difficoltà dell’Amministrazione dei Beni Culturali che aveva voluto professare provenendo dall’esperienza comunale, le prospettive che gli si aprivano nelle nuove delicate responsabilità a Lucca e a Pisa. Ci lasciammo, con l’impegno ad organizzare insieme un convegno sui problemi più impellenti della tutela nel territorio di cui aveva assunto nuove responsabilità. Poi, prima di salutarci, un’ultima riflessione sulla sua Pescia, sugli amici pesciatini, con un pensiero a Padre Vittorio, anima tanto umile quanto efficace della spiritualità francescana in questa città.

I familiari e gli amici di Franco, debbono sentirsi orgogliosi di essergli stati vicini. Una vicinanza che, qui, davanti all’altare della sua Cattedrale, sarà sicuramente fecondata dalla sua lezione, dal suo “mestiere di vivere”.

Francesco Gurrieri

Alessandro Merlo, Architetto e Professore all’Università degli Studi di Firenze

Franco è stato per me una presenza costante a partire dal 2001, quanto ci siamo conosciuti in occasione della mia tesi di dottorato, fino al momento in cui ci ha lasciato, di li a poco sarebbero dovuti iniziare i rilievi delle mura di San Casciano.

Devo dire che in venti anni ho conosciuto vari volti di Franco, dal serioso dirigente dell’Ufficio Urbanistica di Pescia, spesso scuro in volto, al radioso funzionario della Soprintendenza di Firenze. La vita affettiva e lavorativa gli hanno presentato non poche sorprese, che ha sempre superato con estrema tenacia, raggiungendo infine molti dei numerosi traguardi che si era posto. Come persona e come professionista non si è mai tirato indietro davanti alle numerose richieste di collaborazione che gli sono pervenute, affrontando ogni situazione con quel senso di responsabilità che gli era proprio. Entrambi amanti della Valdinievole, abbiamo condiviso studi e ricerche su Pescia e sulle castella della Valleriana. Da quasi un decennio lo avevo coinvolto nei Corsi di Perfezionamento e poi nel Master di II livello sui temi della gestione e conservazione del patrimonio dell’Università di Firenze; si è rivelato un docente attento e premuroso, sempre pronto a dare un aiuto agli studenti così come ai colleghi.

Mi piace infine ricordare l’importante esperienza che abbiamo fatto assieme sulla chiesa di San Giovanni Battista (o dell’Autostrada del Sole) a Campi Bisenzio, quando ci siamo trovati ad affrontare un tema delicato come quello del ripristino della copertura in rame divelta dalla bufera che si era abbattuta su Firenze nel marzo 2015 e quello della stesura del piano-programma di conservazione dell’edificio religioso. Il suo atteggiamento laico, mai dogmatico e sempre aperto al confronto (la capacità di ascoltare il prossimo è sempre più una dote rara) ha sempre reso il lavoro piacevole oltre che fecondo.

Franco ci lasciato troppo presto; ciascuno di noi sa in cuor suo cosa ha perso, chi un marito, chi un padre, chi un amico con il quale avrebbe potuto condividere chissà quante nuove esperienze.

Alessandro Merlo

Volodymyr Bayduzh, ingegnere

La conoscenza con Franco Filippelli, purtroppo, è stata breve, ma brillante e indimenticabile.

Una persona molto affascinante, un piacevole conversatore, intenditore d’arte, amorevole marito e padre. È un peccato che la sua stella sia uscita così presto … Ricordiamo, piangiamo.

Famiglia Bayduzh

Alfredo Sansone, imprenditore

Ho conosciuto Franco nell’inverno 2013, nelle vesti di Direttore dei Lavori nel restauro della Pieve di S.Ippolito a Galciana. Come suo uso fare, si pose in maniera discreta ma attenta, dimostrandosi competente e autorevole. Si instaurò così tra noi, un rapporto in piena sintonia che permise di portare a termine brillantemente i lavori.

Da quel momento è nata un’amicizia fatta di stima reciproca non solo professionale che mi ha consentito di conoscere anche i suoi familiari, la moglie Alessandra e il fratello Luciano, due persone importanti per Franco, che ho avuto modo di apprezzare in questi anni.

Quello che mi ha colpito di più di Franco, oltre alla passione della professione di Architetto,  la sua lucidità mentale, sempre pronto a ragionare con fine pensiero  e grande razionalità, trasformando tutto in estrema semplicità.

Ricordo con molto piacere anche quando ci sentivamo telefonicamente e ci davamo appuntamento al pranzo del  venerdì alla “Casalinga”,  per  il baccalà alla livornese, piatto molto apprezzato da entrambi, condito dai consueti scambi di opinione su questo nostro amato lavoro,  “il Restauro”.

Saluto con molto affetto Alessandra, Luciano e il piccolo Leonardo e un grande abbraccio a Te Franco!!!

Alfredo Sansone

Accademia della Bugia, Rettore Emanuele Begliomini

C’erano occasioni in cui Franco svestiva gli abiti formali di un lavoro autorevole. Una di queste era legata alla permanenza estiva a Le Piastre.

In pochi conoscevano il prestigio di Franco Filippelli; tutti avevano imparato a conoscere il Franco uomo, appassionato di cose semplici, di natura e della vita di paese fatta di rapporti diretti con le persone.

Durante il Campionato Italiano della Bugia, lui e la sua bellissima famiglia erano sempre in prima fila, prodigo di consigli e pronto a collaborare mettendo a disposizione le sue conoscenze professionali.

Emanuele Begliomini

Anna Maria Marradi, IRES S.p.a. Costruzioni e Restauri

Un amico! E’ il primo pensiero che nasce in me se penso all’arch. Franco Filippelli. Dove per amicizia intendo un’affinità di intenti nel condurre un restauro nel pieno rispetto dei differenti ruoli, una estrema disponibilità alla cooperazione e al confronto, senza antagonismi o rivalità, sospinti nell’intento di operare al meglio per un patrimonio comune.

Non ho mai avuto occasione di incontrare Franco fuori dall’ambito lavorativo, ma in qualità di direttore tecnico della nostra Impresa in lunghi decenni a più riprese abbiamo lavorato e collaborato insieme proficuamente. La sua maniera gentile di porsi in ogni situazione, il suo dolce sorriso sempre presente, la sua competenza, la sua attenzione, le sue valide osservazioni e lo spirito di gruppo, hanno sempre reso “facili” anche i momenti più complessi che talvolta capitano nel working in progress di un restauro. E’ stato piacevole ed edificante camminare insieme.

Un grazie di cuore.

Anna Maria Marradi

Associazione Culturale Collodinsieme, Presidente Roberto Rossi

Franco non solo era un amico personale, ma anche amico ed estimatore dell’Associazione Culturale Collodinsieme che ho l’onore di rappresentare. La nostra Associazione ha sempre lavorato in sinergia con l’arch. Franco Filippelli, sia nel periodo di lavoro come Funzionario del Comune di Pescia, sia come Funzionario presso la Sovrintendenza di Firenze, poi come Direttore dei Musei di Lucca.

Negli ultimi tempi lo avevo sentito per il restauro del Monumento ai Caduti di Collodi. Non sapevo ancora nulla della sua malattia e durante le conversazioni al cellulare non mi accorsi quasi nulla che qualcosa non andava. Come sempre disponibile e pacato, competente e puntuale nelle sue riflessioni e nel dettare le varie fasi dei lavori che sempre seguiva con passione.

Un amico speciale dell’associazione, ricordo con felicità la sua compagnia durante una gita a Firenze, nella quale accompagnò i nostri soci alla scoperta di luoghi non battuti dal turismo tradizionale della città. Con il suo nuovo incarico come Direttore dell’entità museali di Lucca, ci aveva già invitato a visitare alcuni luoghi. Ma ormai la malattia lo stava divorando.

Generoso, disponibile, competente, un uomo di valore per tutto il comprensorio. L’amore che aveva per il figlio Leonardo era immenso, credo che lo proteggerà sempre da lassù, insieme alla cara Alessandra.

Roberto Rossi

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